Un caro e burbero collega - I libri e i racconti

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Il dottor Uh!
 
Notte fonda in Pronto Soccorso. La Signora Cesira viene portata dalla figlia con grande apprensione: la mamma, alzandosi dal letto nella notte per il suo bisognino, ha avuto uno sbandamento ed è caduta. Fortunatamente non si è fatta male, ma la mamma si è tanto spaventata. Inoltre la signora - spiega la figlia molto agitata - per alcuni minuti avrebbe farfugliato e la gamba destra era insicura…
 
Sembra tutto a posto ma ritengo utile una valutazione dello specialista neurologo, non presente in PS ma reperibile nel suo reparto. È sempre sgradevole svegliare qualcuno alle quattro di notte, perciò cerco di indorare la pillola con qualche battuta e salutandolo gentilmente al telefono… «Ciao bello! Come va? Verresti qui da noi in PS a bere un caffè? Tra l’altro ci sarebbe da vedere una simpatica nonnina…». La risposta, dopo un lungo ed imbarazzante silenzio, è un cisposo «uh!». Presumo che venga.
 
Dopo interminabili minuti, appare sulla porta della sala visite quello che a prima vista parrebbe un degente di corsia psichiatrica scappato dalla stanza: camicione bianco in dotazione agli operandi, gambe nude e pelose, ciabatte strascicate. Ma la scompigliata barba “sale e pepe”, ad incorniciare un testone occhialuto e pelato, mi fa riconoscere l’ombroso anziano neurologo, decano del reparto.
 
La sua visita, così come le prescrizioni del caso, sono impeccabili, e vengono concluse con un unico commento verbale… A chiosa? A saluto? Ad ingiuria? «Uh!».
 
Girati i tacchi, pardon le ciabatte, il burbero neurologo si volta di scatto, mostrando a tutto lo staff lo spacco verticale del camicione non allacciato posteriormente, con l’orrifica visione dei suoi sgualciti boxer a pois. E ciabattando e smoccolando, con altri «uh! uh!», alle prime luci dell’alba l’illustre collega in mutande si allontana, inghiottito dagli algidi corridoi dell’ospedale.
 
E tutto lo staff - e forse anche la signora Cesira - esclamano allora all’unisono: «oh!».
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