Un racconto d'amore tra pesciolini - I libri e i racconti

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un racconto (d'amore) sui cari pesciolini:
 
Johnny, Alice e Serendepity
 
Johnny la sardina era un giovane pesciolino del mare sconfinato, viveva con i fratelli in gremiti banchi pelagici, roteando in sincronie perfette a comporre onde argentee viventi in mute sinfonie oceaniche. L’unione con i tanti fratelli non era solo per proteggersi dai predatori nel gruppo, ma anche espressione di pura felicità danzante.
 
Al tramonto Johnny ed i fratelli pascolavano felici il plancton della superficie del mare, di notte sprofondavano nel sonno degli abissi. In questo ciclo di vita di assoluta perfezione Johnny era una particella inconsapevole della superiore intelligenza collettiva, un elemento funzionale ma ignaro dei meccanismi strategici che garantivano la sopravvivenza della comunità.
 
Un giorno Johnny, distrattosi per un attimo dal ritmo danzante, uscì dal banco. Una volta accortosene però esitò a rientrare nei ranghi. Uscire dal gruppo presentava rischi ed incognite, ma anche grandi opportunità: avrebbe forse trovato nuovi compagni di giochi ed avventure, nuovi pascoli di nettare ed ambrosia, nuovi ritmi danzanti. Con spericolata curiosità iniziò a nuotare verso i mirabolanti mari dell’”India”, di cui aveva sentito favoleggiare da piccino. Per serendipity avrebbe trovato, fuori dalla sua routine e al di là di ogni attesa, emozioni ancora ignote.
 
Divagazione storico-scientifica sulla serendipità e sulla Sardina pilchardus:
 
- Il termine serendipità indica le scoperte effettuate per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata ed imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. Il termine fu coniato in inglese (serendipity) dallo scrittore Horace Walpole nel XVIII secolo, da Serendip, l'antico nome persiano dello Sri Lanka. Per esempio Cristoforo Colombo “trovò” le Americhe per serendipidy, mentre era in viaggio per le “Indie”.
 
Spesso si sente dire “tutto ciò che poteva essere scoperto è già stato trovato”…
 
- Le sardine (Sardina pilchardus), pesci ossei, appartengono ad una specie gregaria che forma banchi gremiti e disciplinati, composti da centinaia o migliaia di individui, unendosi ad esemplari di altre specie di taglia simile, come le acciughe.
 
 
Ed è così che il nostro Johnny la sardina, incontrò, del tutto casualmente e poco distante dalla prateria di posidonie, Alice Acciughina, graziosissima pesciolina dal fascino irresistibile con una boccuccia di rossetto rossissimo tutta da baciare.
 
Fu amore a prima vista. E fu Felicità vera.
 
Alice sussurrava con voce suadente: «è bello stare con te, sfidare la mia timidezza e baciarti di più, sempre di più, senza fine!». La sua timidezza attendeva un cenno per sedurre ed essere sedotta.
 
La passione di lui la travolse, abbracciandola con ogni pinna, ogni squama, ogni sua cellula!
 
Johnny le diceva: «nell’intensità dei tuoi baci, nella vastità del tuo sorriso, c’è qualcosa di inappagato, di incolmabile, di troppo forte… che fa quasi male. Troppo intenso il tuo abbraccio, potrei morirne per troppa gioia. Tu regali la luce abbagliante del Paradiso, privilegio degli Dei. Sei tu una Dea, la mia Dea?»
 
E Alice: «cavalcheremo cavallucci marini verso remoti regni fatti solo di felicità, vivremo questa completezza per sempre, e tu sarai in eterno il mio re!»
 
Mentre nuotavano verso la superficie videro per la prima volta il cielo stellato, come dall’interno di una boccia di vetro. E si chiedevano: ma cosa c’è là fuori, oltre? Come fa ad essere così bello?
 
«Fuori c’è l’assoluto altrove - provava a rispondere Johnny - e non ne sappiamo poi molto. Spesso noi, come tutti i nostri fratelli pesci, nuotiamo per una vita incrociandoci senza una vera destinazione, niente veramente importante da sapere o da non sapere, siamo inconsapevoli nuotatori nel blu infinito, siamo parte di esso, felici e senza pensieri ignoriamo gli enigmi. Ma ora saliremo insieme in superficie per vedere il Cielo! E forse sapremo».
 
 
Johnny ed Alice, dimentichi delle simmetrie del banco, si rincorrevano felici nel loro regno d’amore. Spesso si recavano alla superficie del mare a far bolle da spingere in alto, verso il cielo, e poi soffiavano per spingerle ancor più in alto, e ancora più su. Vivevano l’armonia di nuove simmetrie ed altre, ancora nascoste, ne avrebbero volute esplorare.
 
Passò un tonno e fece di loro un sol boccone.
 
Che importa? Si erano uniti (ottantamila uova) ed avevano vissuto nell’intensità dell’amore, un tempo breve eppur eterno.
 
Deve essere incommensurabile la gioia di un pesce che vede per la prima volta il cielo e le sue stelle riflesse sul manto d’acqua.
 
Onore a quella sardina che è stata capace di uscire dai ranghi della simmetria del banco, alla ricerca di nuovi equilibri, di nuovi modi di vedere e sentire, alla scoperta di cose inimmaginabili... e dell'amore, che se è, è universale.
 
(Nell’immagine: Van Gogh, cielo stellato)
 
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