Epicuro, filosofo delle buone cure - I libri e i racconti

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Epicuro
Oggi – tempo di grande ansia e sofferenza – è di attualità il suo più famoso aforisma: “la filosofia è un farmaco che cura le paure umane”.
Il suo stesso nome – Epicuro tradotto in italiano – significa in effetti “il curatore”.
Noi tutti, e oggi più che mai, temiamo la morte, ma il filosofo di Samo ci insegna che “la morte non è un’esperienza della vita”; e persino “il dolore se è forte, prima o poi si attenua e, quando è debole, ci si può abituare...”
Epicuro è soprattutto ricordato per la celebrazione del piacere, sia del corpo e sia dell’anima, ma non si tratta di un piacere tout court, sfrenato e distruttivo, bensì si riferisce ad “un piacere in quiete”, ovvero con “misura” (tema tanto caro alla cultura della Grecia classica). E questo piacere sarà ricercato in una cornice di “ataraxia” (imperturbabilità), ovvero in una vita appartata, con amici sicuri e nessun pericolo. Quindi quale posto migliore dove cercare tale beatitudine, se non nel suo “giardino”, un vero giardino delle delizie (così contrapposto alla severità della stoà – portici coperti per la deambulazione filosofica - della scuola stoica)?
E di quanto succedesse in questo giardino, se ne raccontano di tutti i colori. Se dovessi appendere un quadro in tale rifugio, opterei per il trittico del “giardino delle delizie di Hieronymus Bosch”...
Vi fu grande rivalità con la contemporanea scuola stoica (dal IV sec. a.C.) e con quasi tutte le altre scuole filosofiche ateniesi (con epistole diffamatorie da entrambe le parti): vorrei ben vedere... invidia?
Anche nel corso dei successivi secoli l’epicureismo divise nettamente estimatori appassionati (Orazio, Lucrezio – anche se con qualche sfumatura noir nel suo “de rerum natura”-) e feroci denigratori (Cicerone, Plutarco).
La morte sopraggiunta in tarda età, parrebbe per gli esiti di una calcolosi renale, avvenne coerente con la sua filosofia: preso atto che poco gli mancava da vivere, Epicuro si fece immergere in una tinozza piena di confortevole acqua tiepida e si fece portate del vino sincero, in grande abbondanza, e ne bevve fino alla morte.
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