Igiene e salute - I libri e i racconti

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Il vaccino
 
Ciò che dalla seconda metà dell’800 ha enormemente ridotto mortalità e morbilità nella popolazione umana non sono state tanto le innovazioni farmacologiche (con ultimi arrivati gli antibiotici, dalla fine della seconda guerra mondiale) ma disposizioni di igiene pubblica (in particolare l’organizzazione dei sistemi fognari delle grandi città) e soprattutto i vaccini.
 
Non esistono e non esisteranno mai provvedimenti sanitari a rischio zero: se prendi un antibiotico, puoi anche morirne per anafilassi; e se, dopo corretta informazione, non lo assumi e hai la polmonite, è tua libera scelta.
 
Non altrettanto può dirsi per i vaccini, atti a tutelare più che il singolo la comunità. Esempio banale: se non sei vaccinato e ti ammali d’influenza (e potrebbe anche farti piacere stare a letto con febbre per qualche giorno) incrementi la circolazione virale nella comunità e potresti contagiare qualche anziano o malato o immunodepresso, così da “stincarlo”. I vaccini, come qualunque altro vero atto sanitario, hanno comunque e inevitabilmente possibili rischi e possibili effetti collaterali (molti presunti o enfatizzati, ma qualcuno reale): doverosa pertanto la sorveglianza e lo studio di sempre migliori strategie e personalizzazioni, ma stiamo attenti “a non buttare via il bambino con l’acqua sporca”.  
 
Ricordo il vulcaniano “Spoke” quando affermava: “la salvezza di tanti è più importante della salvezza dell’uno”. Certo, a nessuno piacerebbe essere “lo sfigato”...
 
Se oggi siamo tutti vivi a parlare di vaccini, magari a “tuonare” contro, è proprio perchè gli avi che ci hanno generato sono sopravvissuti alle epidemie, in virtù dei vaccini stessi.
 
Per i renitenti potrebbe essere suggerita una bella isola deserta ove praticare una bucolica eugenetica (sopravvivono “gli ariani” più forti), nel culto dell’età della pietra.
 
(Jenner inocula il vaccino del vaiolo al figlio, marmo, Giulio Monteverde)
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