Tutto è Numero nell'armonia delle sfere celesti - I libri e i racconti

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Pitagora
Pitagora pensava che i movimenti dei corpi celesti che si spostavano nell'universo producessero un suono. Questi suoni potevano essere percepiti da chi si era preparato con coscienza ad ascoltarli.   
Dell'universo possiamo vederne una piccola parte, quella quota spettrale della luce concessa alla visibilità dei nostri occhi, sebbene i colori dell'universo, in tutta la gamma elettromagnetica, siano molto più ricchi ed estesi. Malgrado questa limitazione assistiamo comunque ad uno spettacolo di inesprimibile bellezza, il concerto del cosmo, vorticoso di scintillanti luci ed astri danzanti.   
Ma la musica, la musica di questo divino concerto dove si trova? Dove si ascolta? Dove rinvenire la melodia delle sfere celesti celebrata dal sommo Pitagora? Altrimenti sarebbe come assistere all’esecuzione della nona sinfonia di Beethoven completamente sordi.   
Oggi Pitagora rinasce, duemilacinquecento anni dal suo tempo, a mille chilometri dalla sua amata Crotone.  A Pisa Virgo, l’interferometro costruito per rilevare onde gravitazionali provenienti dall'universo, ha finalmente captato quel suono. Tali onde sono un effetto predetto dalla teoria della relatività generale di Einstein e a buona ragione possono rappresentare le arcane melodie dei cieli!  
Con Pitagora apprestiamoci allora a godere appieno della lirica cosmica: unitamente alle sfavillanti luci dell’universo oggi possiamo percepirne i coerenti suoni.  
E ora siamo più vicini alla comprensione della bellezza del tutto.   E la nostra musica è forse un ricordo inconscio di quella musica più grande che permea con le onde gravitazionali l’intero cosmo?   La musica sarebbe quindi “reminiscenza”, così come inteso nella filosofia platonica, delle armonie celesti da cui, noi polvere di stelle, proveniamo.

(Nell’immagine: Pitagora, particolare delle Scuola di Atene, di Raffaello)
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