La bellezza di essere grassi - I libri e i racconti

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Grasso è bello
Eravamo sempre in quattro, noi giovani ventenni alla scoperta del Mondo.
Oltre al sottoscritto c’erano Ernesto, l’unico “fornito” di accenno di barbetta, la “rotondetta” Loredana, innamorata persa dell’Ernesto ma non contraccambiata, e l’imberbe Enzo, fratello di Loredana. Ogni occasione era buona per marinare la scuola o i primi corsi universitari e partire insieme per nuove avventure, talvolta pericolose.
Quel giorno decidemmo per la speleologia, negli orridi della Valtravaglia. Sapevamo che dopo un percorso di alcune centinaia di metri in grotte e budelli saremmo giunti in una grande camera ipogea, ricchissima di stalattiti e stalagmiti e benedetta dalla statuetta di una madonnina.
Armati di torce e tanto entusiasmo iniziammo l’arduo ed angusto percorso ma ben presto il buio assoluto ed il silenzio spettrale trasformarono l’ardore in crescente inquietudine. Il percorso, in lieve salita, era sempre più stretto; difficilmente avremmo potuto voltarci per tornare indietro. Di tanto in tanto il silenzio era interrotto dallo sgocciolio di minuti rigagnoli e dalle battute di Enzo, il più temerario del gruppo (o forse solo il più incosciente). In testa io, poi Ernesto e quindi Loredana e a chiudere Enzo.  
All’improvviso un grido: «Aiuto!» Loredana gridava disperata. Paffuta com’era si era incastrata nell’anfratto, non riuscendo più né a proseguire né ad indietreggiare.  Il problema è che aveva fatto da tappo, impedendoci di poter tornare indietro. Attimi di grande sgomento… Che fare? Tutti gli sforzi fatti per sbloccare la poveretta sembravano vani, anzi parevano incastrarla ancor più nel disgraziato budello.
E Loredana piangeva, piangeva, non solo per il guaio dell’incastro, ma per la misera figura fatta davanti agli occhi dell’amato Ernesto.
La forza della disperazione e l’unione delle spinte dei tre rimasti liberi ottennero il miracolo di spingere indietro la poveretta; ci vollero molte ore per poter fare a ritroso il percorso, retrocedendo senza mai potersi voltare.  E all’uscita della grotta, finalmente alla luce e all’aria fresca, una risata e un pianto liberatorio, Loredana era euforica di gioia per la salvezza raggiunta, ma sgomenta per tutto il resto.
Seguirono anni di diete eroiche ai limiti dell’anoressia e Loredana, seppur per un breve periodo, poté finalmente ammirare la propria esile silhouette. Ma diabolica Madre Natura la riportò presto alla sua costituzione florida… Loredana non riuscirà mai a conquistare Ernesto.

Digressione di carattere medico/storico: la sindrome metabolica (detta anche sindrome X, o sindrome da insulinoresistenza, o ancora sindrome di Reaven) è una situazione clinica nella quale diversi fattori fra loro correlati concorrono ad aumentare la possibilità di sviluppare patologie a carico dell'apparato circolatorio ed il diabete. È caratterizzata da obesità centrale, dislipidemia, resistenza all'insulina, ipertensione arteriosa e disfunzione endoteliale. La sindrome metabolica racchiude un insieme di fattori di rischio cardiovascolare che si intrecciano per creare un singolo fattore di rischio multiplo per la patologia aterosclerotica.
Vi sarebbe un comune modello genetico alla base dell'eziologia di questo insieme.
“Geni” particolari ed “ambiente” ricco di risorse alimentari, in “grassa collaborazione”, favorirebbero quindi lo sviluppo della condizione di malattia.
Malattia? Oggi malattia, ma non certo nel nostro lontano passato di ominidi dediti alla caccia (poca) ed alla raccolta (tuberi, semi, frutti, carogne) in un ambiente poverissimo di risorse.
Nei milioni di anni bui della nostra preistoria l’uomo non si è estinto grazie a loro, a questi eroi mutanti, capaci di sfruttare al massimo quel pochissimo che si poteva raccattare, ottimizzando l’utilizzo di ogni possibile nutriente con lo sviluppo di eccezionali vie metaboliche risparmiatrici.
Poi, circa diecimila anni fa, un nulla nella cronologia dell’uomo, vi fu la rivoluzione agricola e ciò che prima rappresentava un vantaggio nella lotta per l’esistenza, divenne presupposto di malattia, e tali mutanti si candidarono alla sindrome metabolica e quindi all’obesità.

Grazie a loro l’uomo non è scomparso dalla faccia della terra.
Cerchiamo perciò di avere rispetto e gratitudine per ogni obeso che incontriamo...

(Nell’immagine: danzatrice di Botero)

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