Cronache di un contemporaneo di Gesù - I libri e i racconti

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Negli assolati pomeriggi estivi seguivamo il Professore lungo gli impervi sentieri del Cilento, noi ragazzi liceali del gruppo archeologico. Affermava che la Filosofia potesse essere meglio appresa nei luoghi fisici dove ebbe origine e si sviluppò. Dall’alto del colle vedevamo le mura e l’acropoli dell’antica città di Velia, l’Elea greca. E ci raccontava di Parmenide, di Zenone e persino di Eraclito, a loro antagonista, voce oscura della lontana Anatolia. E soprattutto descriveva quella che fu la grande e unitaria cultura greca Mediterranea. Koinè!
Un giorno tuttavia ci sorprese parlandoci di un personaggio del tutto ignoto, non presente nei libri scolastici.


Apollonio di Tiana.

Fu contemporaneo di Gesù, ma fu molto più longevo; venne considerato asceta, mago, mistico, taumaturgo, operatore di miracoli e resurrezioni; fu descritto come l’ultimo dei “pitagorici”; fu grande viaggiatore in Asia Minore e, si dice, persino in India. Ascese infine al cielo, come già il Nazareno, ma in un tempio pagano dell’isola di Creta, per altri ad Efeso. Era nato a Tiana, in Cappadocia.

Predicava la meditazione interiore, detestava ogni pratica di culto, affermava che l’unico sacrificio ammesso dovesse essere il discorso della mente, il meglio di noi offerto al divino, senza intermediazioni. Nel suo percorso di ascesi esortava al silenzio, al vegetarianesimo, alla sobrietà, alla castità; si vestiva solo di abiti in fibra non animale, ma non imponeva ad alcuno le sue scelte.

Le fonti culturali e spirituali si rinvengono negli epigoni della scuola pitagorica, dopo 5 secoli ancora esistente al suo tempo. Infatti si suppone che abbia scritto una “vita di Pitagora”, onnipresente maestro di riferimento, andata purtroppo perduta, così come sono disperse tutte le sue opere (eccetto forse un’opera di astrologia, conservata e tradotta in arabo, molti secoli dopo).

Conosciamo la vita e l’opera di Apollonio attraverso un biografo latino di epoca imperiale, Filostrato, che scrisse di lui, oltre un secolo dopo la sua scomparsa, attingendo ad un “proto-vangelo”, già redatto da un fedele compagno di viaggio del Maestro certo Damis di Nivive. Per alcuni questa fonte fu da Filostrato totalmente inventata, un espediente narrativo insomma.

A commissionare al letterato l’opera biografica, che poi divenne romanzo e cronaca di mirabolanti viaggi, fu Giulia Domna, potentissima moglie dell’imperatore Settimio Severo (146-211 d.C.), nonché figlia di un sacerdote siriano del culto solare. Gli imperatori della dinastia dei Severi, d’altro canto, avevano un programma politico e religioso assolutistico e orientalizzante, che ben si accordava con la diffusione di un monoteismo solare. Vi fu pertanto il tentativo di “creare” e “opporre” un Cristo pagano alla nascente Chiesa cristiana.

Anche Apollonio opera miracoli, resuscita i morti, professa una dottrina antica attinta alle fonti più pure della spiritualità ellenistica. Il suo insegnamento parte da Pitagora e poi attraversa Parmenide, Socrate, gli Stoici, trova contributi nelle esperienze delle religioni orientali e in quella ebraica. Infine approda ad una idea astratta del divino, distillata da tutte queste molteplici fonti, in una concezione religiosa sincretica, per tutti i popoli dell’ecumene. Si tratta di una visione molto vicina alla Teosofia: alla sapienza divina si può accedere attraverso un’esperienza mistica, ascetica, senza mediazioni o liturgie, con un percorso iniziatico.  È un percorso di purificazione, ascesi e metempsicosi (reincarnazioni) che consentirà il raggiungimento dell’assoluto, il contatto diretto, l’identificazione dell’umano con il divino.
Un’idea molto ambiziosa quella di Giulia Domna e del circolo dei Severi, ma non funzionò. Gli insegnamenti di Apollonio, in vita e nelle apologie successive, vennero riservati alle classi più elevate, più colte. Cristo, viceversa, attraverso l’evangelizzazione di Paolo ai gentili, si rivolse alla sterminata platea degli umili, degli oppressi, degli schiavi, con parole di speranza e riscatto. Oggi siamo cristiani.
A sera osammo chiedere al Professore qualcosa di personale, in cosa credesse. Si dichiarò pagano.

“Nessuno muore se non in apparenza, come nessuno nasce se non in apparenza. Il passaggio dall’essenza alla sostanza: ecco ciò che è chiamato nascere. Il passaggio dalla sostanza all’essere: ecco ciò che è chiamato morire. Nulla nasce e nulla muore, in realtà. L’intero diventa parte e le parti ridiventano l’intero, nell’unità del TUTTO”

Nell'immagine: parco archeologico di Elea-Velia, acropoli con torre normanna.

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