Anche i Filosofi fanno a botte - I libri e i racconti

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Dialogo immaginario tra Socrate, Platone e Aristotele
Avrebbero litigato di brutto! SOCRATE avrebbe correttamente accusato il discepolo PLATONE di parricidio, ma anche PLATONE avrebbe accusato di parricidio il discepolo ARISTOTELE. Di fatto SOCRATE avrebbe voluto strangolare l'allievo PLATONE per l'abuso che questi aveva fatto del suo pensiero nella cosiddetta APOLOGIA, rendendogli davvero un cattivo servigio (come è noto Socrate non aveva lasciato nulla di scritto). SOCRATE mai e poi mai avrebbe elaborato e poi comunicato le sue Verità ultime, poiché si trattava di esperienze personali e indicibili. Così come indefinibile era ed è il suo DEMON, non svirilizzata "voce della coscienza", ma forza viva e illogica, la vera ragione di essere, incomunicabile mediante i comuni strumenti razionali!
A questo punto ARISTOTELE avrebbe accusato SOCRATE di essere in qualche modo responsabile, come cattivo maestro, delle assurdità cui giunge il pensiero di PLATONE: l'iperuranico mondo delle idee costituisce la base della scissione fra materia e spirito, del nefasto dualismo antinaturalistico che perdura tutt'oggi, dopo 2400 anni. ARISTOTELE, insomma, avrebbe versato lui stesso la cicuta all'antico Maestro.

Nell'affresco "la scuola di Atene" del Raffaello nelle stanze vaticane, Aristotele viene raffigurato con il dito (la mano) indicante all'ingiù (ovvero verso la concretezza delle cose sensibili del mondo), mentre Platone si perde nello sguardo di vacui cieli, con il dito indicante all'insù. Ma non si tratterebbe, per entrambi, del dito indice, bensì del medio, raffigurante il primo "vaffa" nella storia della rappresentazione pittorica, riferito allo scortese e reciproco invito.
Di lì a poco sarebbe inoltre passato il venerando e terribile PARMENIDE, che li avrebbe fulminati tutti e tre e precipitati nel "NON ESSERE".
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