La strana storia del sig.Caspani - Consulenze e Consolanze Medico Filosofiche

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La strana storia del sig.Caspani

I PAZIENTI DEL DR. CLAUD


Era un omone grande e grosso di mezza età, con la voce profonda e suadente. Lo conobbi molti anni addietro quando fu ricoverato nel reparto di medicina per un linfoma, con assidui ritorni per la chemio (principalmente antracicline e cortisone). Non era preoccupato per la sua malattia ma fin dall’inizio fu molto serrato il dialogo che si instaurò tra di noi. Tema: Dio e la Scienza (medica, nello specifico). Lui in qualche modo rappresentante dell’“Altissimo”, io ambasciatore indegno della Scienza, nonché ateo.
Non cercò mai di convertirmi, ma solo di testimoniare la sua fede profonda, con grandissimo rispetto, quasi con ammirazione, per chi avesse scelto altre “vie” nel tentativo di spiegare il perché di tutte le cose.
Era interessato agli aspetti più inconsueti, a volte strabilianti, della medicina e della storia di quest’ultima. Fu molto sorpreso nell’apprendere le origini della cura medica con il “suo” cortisone. Affonda le radici nel Male e nella guerra. Durante il secondo conflitto mondiale i piloti tedeschi della Luftwaffe, a bordo dei loro Messerschmitt e Stuka (e forse anche i kamikaze giapponesi) verosimilmente assumevano estratti di ghiandole surrenali di origine bovina argentina: ciò consentiva loro di non svenire durante le estreme picchiate a molti G in ambienti non pressurizzati. Era un indubbio vantaggio sui piloti alleati che li contrastavano: un’elevata accelerazione di gravità porta a perdere conoscenza perché il sangue non affluisce più al cervello. L’informazione arrivò ai centri di ricerca americani, che si diedero da fare per escogitare analoghi espedienti. Un chimico statunitense, tale Edward Calvin Kendall, fu il primo ad ottenere dei preparati di estrazione (e in seguito di sintesi chimica) dalla corteccia surrenale animale (ricca di cortisone) per uso medico. In seguito, conclusa la guerra, i titoli dei giornali riportarono: “Un artritico in bicicletta!” e il nostro chimico si guadagnò meritatamente il Nobel per la medicina e la fisiologia. Pochi farmaci uguagliano il cortisone (precursore dell’attivo cortisolo), per importanza ed insostituibilità: è un cardine terapeutico per infinite malattie.
«La Divina ed imperscrutabile Provvidenza!» era solito ripetere il Signor Caspani «nel disegno di Dio anche il Male ha uno scopo».
Che meravigliosa macromolecola è il cortisone o meglio il suo precursore, noto come ciclopentanoperiidrofenantrene! Espressione di un’atavica, mirabolante evoluzione biochimica, molecola già presente con i suoi precursori anche nel mondo vegetale. La sua struttura ha un’origine evolutiva comune, lontanissima nel tempo, in quanto si è determinata prima della divisione fra piante ed animali. «Siamo tutti imparentati, fratelli, nell’originaria creazione di Dio: uomini, animali, vegetali» incalzava il Signor Caspani. «No» rispondevo io «siamo frutto del caso e della necessità».
E ci guardavamo a lungo negli occhi, in silenzio.
Un giorno, senza spiegazione, mi disse che avrebbe interrotto anzitempo le cure. Non provai nemmeno a dissuaderlo. Sta di fatto che il linfoma non si ripresentò più. Le malelingue affermarono che gli unici linfomi che riuscivamo a guarire erano quelli che non erano mai stati tali...).
Il dialogo proseguì tuttavia negli anni, sui temi a noi cari. Tornava spesso in ospedale per una sua personale missione laica di conforto morale e materiale agli ammalati.
Trascorsero altri anni, non saprei dire quanti, ma un giorno il Caspani si ripresentò ancora come paziente, questa volta sicuramente e gravemente ammalato. Lo scompenso cardiaco, magari indotto o accelerato proprio dalle nostre cure degli anni precedenti, ora si presentava possente ed inesorabile.
Il nostro dialogo perseverava, ma sempre più flebile. Da parte sua, mai un lamento contro l’inesorabile destino. In totale abbandono, ripeteva: «sia fatta la Sua Volontà».
Fui infine chiamato al suo capezzale. Era agonizzante. Non c’era più nulla che io potessi fare.
Lo salutai e lo pensai per l’ultima volta. Venni chiamato per altri pazienti.
Incredibilmente, qualche minuto più tardi, lo incontrai di nuovo. Era in piedi, vestito di tutto punto con l’abito della festa. Camminava silenzioso e solenne nel corridoio del reparto, verso l’uscita.
Il suo volto era cereo ed inespressivo. Non mi udì. Con grande eleganza svoltò dietro l’angolo del corridoio e sparì dalla mia vista.
Pochi attimi dopo l’infermiera mi chiamò: «dottore, dottore, il “26” è deceduto». Il 26 era Caspani. Era morto nel suo letto di corsia. Con il suo pigiama addosso.
Non l’ho mai dimenticato. Qualche volta, l’”uomo del dialogo” viene ancora a trovarmi di notte, in sogno. Non ci diciamo nulla, ci guardiamo negli occhi.

(Nell’immagine: René Magritte, decalcomania)

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