L'amore e Dio - dibattito acquatico tra l'ateo e il credente - Consulenze e Consolanze Medico Filosofiche

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L'amore e Dio - dibattito acquatico tra l'ateo e il credente

Storia e filosofia e religione

Fred era un giovane merluzzo che vagava nei fondali pelagici a razziare crostacei e Ginger era un’attempata aragosta da predare; poiché non era di primo pelo, pardon di tenero carapace, la centenaria Ginger ne sapeva una più del diavolo. Ginger veniva inseguita -inutilmente - da Fred per notti intere, ma non vi era anfratto di scoglio che non conoscesse.
Un mattino, entrambi sfiniti, si accordarono per una tregua. E cominciarono, così per ingannare il tempo, a chiacchierare del più e del meno. Nel fondo del cuore di ogni nemico alberga un amico e viceversa – qualcuno lo ha affermato, non ricordo più chi, ma aveva ragione.
All’inizio la frequentazione fu più per convenienza: la grande saggezza di Ginger maturata in un secolo di vita, combinata con la forza e l’esuberanza di un giovane e combattivo pesce pelagico, costituivano un sodalizio inconsueto ma vincente nella lotta per la vita. Anche le abitudini prevalentemente diurne del merluzzo e quelle notturne dell’aragosta rappresentavano un eccellente sistema di protezione reciproca.
Fred era affascinato dai racconti di Ginger, sempre sagaci, istruttivi, affascinanti... L’aragosta incitava il merluzzo ad esplorare mari lontani per vivere nuove avventure: «amico mio ci sono più cose nella profondità degli oceani di quante tu possa sognare!».
Infine si fidanzarono e fecero coppia fissa, un sodalizio di grande amore, malgrado le grandi differenze.
Ginger e Fred erano soprattutto diversi per un altro aspetto: la prima era un’atea convinta, il secondo credeva nel Dio Pesce Supremo, Creatore di ogni cosa e di tutti i pesci, fatti a sua immagine e somiglianza e amati come figli.
Ciononostante l’aragosta era incuriosita dalla grande fede del merluzzo.
Con decisione Fred ribadiva: «testona mia, ma possibile che la storia e le culture che ci hanno preceduto non ti abbiano insegnato nulla? In tutte le civiltà antiche conosciute la religione è sempre stata l’elemento essenziale della loro esistenza. Tutti hanno sempre rivolto lo sguardo al fondo del mare indicando il Pesce Eterno con i nomi più disparati. Tutto ciò che ci circonda deve pur avere avuto un'origine in qualche luogo e in qualche tempo! Poniti qualche interrogativo sulla causa della bellezza, della complessità e dell’ordine presente nell’oceano intero! Tutto ciò non può che derivare da un’intelligenza Suprema! È il Dio Pesce Eterno, creatore di ogni cosa!».
«Caro mio ingenuo amico - ribatteva Ginger - è tutto frutto del Caso e, prima o poi, nel tempo infinito, deve necessariamente essere estratto anche il numero fortunato della bellezza, della complessità e dell’ordine presente… il Dio Pesce Supremo non è che una risposta grossolana, uno sgarbo nei confronti di noi pensatori. Non è altro che un rozzo divieto: voi non dovete pensare!».
Il serrato dibattito fra l’ateo e il credente proseguì per anni senza che si modificassero le opinioni, sebbene in entrambi si insinuò, inconfessato, il seme del dubbio.
Un brutto giorno, distratti dai reciproci avvincenti racconti, finirono entrambi imbrigliati in una rete a strascico. Provarono in ogni modo a liberarsi, ma ogni sforzo appariva vano. «È la fine - singhiozzò il merluzzo». «No, amico mio! Farò di tutto per farti uscire vivo da qua!». E Ginger cominciò a lavorare alacremente di chele per liberare dalla rete l’amico, incurante della propria sorte. Appena in tempo riuscì a spezzare una maglia, così da poter liberare Fred, proprio mentre la rete veniva issata con un ricco bottino di crostacei. «Non lasciarmi Ginger! Come farò senza di te? Nuotare nel mare senza la tua guida e i tuoi racconti non ha senso!» «Addio mio amico merluzzo, che il tuo Dio Pesce Supremo possa sempre proteggerti!»
Caricato sulla barca Ginger venne liberata dalla rete, furono legate le sue chele e poi venne gettata con altri crostacei in un’angusta vasca, nel buio e nel terrore. Altre aragoste catturate ancora speravano e balbettavano: «non ci hanno ancora ucciso, forse ci porteranno in un acquario per far divertire i bambini…». Peccato che il camion in attesa sulla banchina recasse la scritta “Ristorante del Gran Pescatore”.
La sera si accesero luci sfavillanti nella grande sala del ristorante di lusso, con musica diffusa ed odor di fritto mischiato a profumi di signore imbellettate. Ginger ebbe il privilegio di essere scelta per prima, estratta dalla vasca e gettata viva in un pentolone. Mentre il fuoco iniziava a scaldare, Ginger ebbe ancora il tempo di pensare all’amico salvato e, benché atea, di implorare quel suo Dio Pesce Supremo: «che almeno l’agonia possa durare poco! Addio! Grazie per avermi fatto vivere così a lungo e di avermi fatto trovare Fred, amore mio!».
E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le dieci zampe e dopo un gran fremito, rimase lì stecchita. In un infinitesimo attimo prima della completa bollitura le parve di avvertire una musica soave, era l’Alleluja, dal Messiah di Haendel. Solo per un attimo, prima dell’abisso nel buio.
La cena fu squisita e la signora che divorò Ginger ne fu molto soddisfatta: «grazie mio caro, quell’aragosta era proprio deliziosa!».
Epilogo
Rimasto solo, con la grande esperienza acquisita, Fred divenne un feroce predatore. A volta si meravigliava egli stesso della sua spietatezza, finché un giorno, dopo aver perso una preda che puntava da un po’, esclamò un sonoro Porco Pesce – che nella lingua dei pesci sarebbe una gran bestemmia - e da allora perse la fede.
Qualche volta nel sonno sognava ancora Ginger che gli sussurrava: «non esiste l’aldilà e io non sono più, ma ho vissuto e quindi, in un luogo incommensurabilmente lontano, in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, là dove esiste un’infinita biblioteca che conserva i sentimenti, le gioie, le sofferenze di ciascuno di noi e di tutti gli esseri un tempo senzienti, senza distinzione di ruoli o di specie, là dove è stato costruito un immenso e tragico monumento alla vita che è stata, io, in qualche modo, ancora sono, nell’ultimo scaffale…».
E il dibattito fra l'ateo e il credente, nell'amore dei due fidanzati, anzi a cementare quell'amore, e a volte a parti invertite, proseguì così in eterno, fuori dallo spazio e dal tempo.
(Nell’immagine: Marc Chagall -Gli Amanti in Blu-1914-Collezione-privata)

 
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