Democrito il padre della Fisica e dei pani caldi - Consulenze e Consolanze Medico Filosofiche

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Democrito il padre della Fisica e dei pani caldi

Storia e filosofia e religione


Con un colpo solo distrugge Parmenide e tutta la scuola eleatica: il centenario filosofo di Abdera (Grecia continentale, IV sec a.C.) risolve il conflitto fra essere e non essere. Non è vero che “l’essere è, e il non essere non è”.  L’atomo (“non diviso”) rappresenta l’essere in perenne movimento inerziale nel vuoto (che anch’esso è). L’archè (fondamento) trova quindi dimora in un rapporto danzante dell’atomo (materiale e finito) nell’universo (vuoto e infinito). E tutto questo in modo ingenerato, eterno e assolutamente casuale, a costruire, prima o poi, l’intero esistente, in movimento e in divenire. Con un’argomentazione del tutto razionalistica (in questo similmente a Parmenide), negando quindi valore a sensi ed esperienza, Democrito ritiene il Mondo intelligibile, con il solo pensiero.
Mai filosofo antico fu più moderno, e non mi riferisco soltanto alla visione “atomistica” del Mondo: tutto è fatto di atomi indivisibili; il movimento inerziale degli atomi nel vuoto (in questo anticipando le leggi inerziali del moto di Galileo) porta, CASUALMENTE, a costruire ogni cosa.
A ben vedere anticipa addirittura di ben 24 secoli la spiegazione ontologica del fisico/filosofo Jaques Monod, contemporaneo: nel suo libro più famoso - il caso e la necessità -  lo scienziato illustra come, in un tempo e in uno spazio infiniti, il CASO in movimento, prima o poi, costruisce per NECESSITA’ ogni cosa.
Ed è proprio per questo che Dante Alighieri così lo cita: «Democrito, che 'l mondo a caso pone» (Inferno, Canto IV, sebbene si tratti solo di una citazione, in quanto l’antico filosofo, proprio perché ATEO, per Dante è posto nel LIMBO).
Il filosofo di Abdera dà “scacco matto” anche a Eraclito, non sulle tematiche ontologiche (il ”panta rei” dell’efesino non era poi così distante dal pensiero atomistico), ma perché quest’ultimo, triste e pessimista, era ritenuto il filosofo del pianto, mentre Democrito lo era del riso. “Interesse maggiore dell'Uomo deve essere la felicità, che si ricerca attraverso una moderata cancellazione della paura”: tale massima sarà poi ripresa ed estesa dai suoi successori, in particolare da Epicuro.
Ma fu Platone a distruggere lui, non metaforicamente ma realmente. Pare che in un inconsueto scatto d’ira l’Ateniese, che detestava Democrito, bruciasse pubblicamente i suoi libri.
Curiosamente Democrito è “classificato” fra i filosofi pre-socratici, il che è vero, ma data la veneranda età raggiunta (si dice centenario) sopravvisse a Socrate e fu persino contemporaneo di Platone.
Non so se questo postulato possa essere a lui attribuito, ma certamente ben gli si pennella: “Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.”
Riguardo alla sua morte sappiamo che in un suo libro il filosofo afferma: “Spesso il vivere a lungo non è un lungo vivere ma un lungo morire.” Forse per questo, arrivato oltre la soglia dei cent’anni, decise di suicidarsi, diminuendo mano a mano il cibo. Un giorno la sorella, anche lei avanti con gli anni, gli disse che non avrebbe dovuto morire in quei giorni, perché il lutto le avrebbe impedito di partecipare alle feste Tesmoforie. Democrito si fece allora portare dei pani caldi e li annusò. Sopravvisse per altri tre giorni e, infine, chiese alla sorella se le feste fossero finite. Ricevuta la conferma chiuse gli occhi e spirò in pace. In questo aneddoto Democrito, tenerissimo, domina la morte per rendere felice la sorella.

Nell’immagine: Safet Zec, pittore bosniaco contemporaneo, i pani caldi

 
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