Claudiano Sironi
e le sue riflessioni
Dibattito aperto
su temi medici filosofici
artistici e scacchistici
e le sue riflessioni
Dibattito aperto
su temi medici filosofici
artistici e scacchistici
Consulenze e Consolanze Medico Filosofiche
Caro lettore,
sono un medico, anzi faccio il medico (fare non è esaustivo dell’essere), anzi facevo il medico: da qualche tempo ho scelto il pensionamento anticipato. Dopo quasi quarant’anni di vita ospedaliera, in reparti di medicina e strutture di emergenza, con lavoro diurno e notturno, feriale e festivo, mi sono rotto gli zebedei, passatemi il termine... Ho quindi lasciato l’ospedale ed i pazienti, pardon l’”azienda” e gli “utenti”, così come ora è obbligatorio chiamare, per ritrovare i dimenticati piaceri della poltrona e fare il cantastorie.
In particolare raccolgo ed elaboro appunti di una vita di relazioni con i miei cari ex pazienti.
Faccio questo per l’imperativo morale di consegnare alla Storia racconti, gioie e sofferenze a me affidatemi “ad mortem”, da “chi non è più”, per ritardarne il definitivo oblio, per contrastare quel piano inclinato verso il nulla in cui scivolano immense biblioteche di esperienze, di sentimenti e di conoscenze, nel grande spreco della morte...
Forse in queste affermazioni c’è un po’ di ipocrisia…
Si scrive essenzialmente per vanità o, come affermava Tiziano Terzani, perché scrivere “è l’unica possibilità per eternarsi, assieme a quella di generare figli”; e appunto, io non ho figli…
Ebbene sì, cari signori: sarò “eternato” grazie ai miei quattro lettori…
Coloro che mi stanno leggendo valutino quindi in itinere se in questa accozzaglia di storie, di divagazioni pseudoscientifiche, pseudoartistiche, pseudofilosofiche e pseudostoriche, nonché di solipsismi autobiografici, vi sia una qualche ragione per continuare la lettura…
Claudiano Sironi
sono un medico, anzi faccio il medico (fare non è esaustivo dell’essere), anzi facevo il medico: da qualche tempo ho scelto il pensionamento anticipato. Dopo quasi quarant’anni di vita ospedaliera, in reparti di medicina e strutture di emergenza, con lavoro diurno e notturno, feriale e festivo, mi sono rotto gli zebedei, passatemi il termine... Ho quindi lasciato l’ospedale ed i pazienti, pardon l’”azienda” e gli “utenti”, così come ora è obbligatorio chiamare, per ritrovare i dimenticati piaceri della poltrona e fare il cantastorie.
In particolare raccolgo ed elaboro appunti di una vita di relazioni con i miei cari ex pazienti.
Faccio questo per l’imperativo morale di consegnare alla Storia racconti, gioie e sofferenze a me affidatemi “ad mortem”, da “chi non è più”, per ritardarne il definitivo oblio, per contrastare quel piano inclinato verso il nulla in cui scivolano immense biblioteche di esperienze, di sentimenti e di conoscenze, nel grande spreco della morte...
Forse in queste affermazioni c’è un po’ di ipocrisia…
Si scrive essenzialmente per vanità o, come affermava Tiziano Terzani, perché scrivere “è l’unica possibilità per eternarsi, assieme a quella di generare figli”; e appunto, io non ho figli…
Ebbene sì, cari signori: sarò “eternato” grazie ai miei quattro lettori…
Coloro che mi stanno leggendo valutino quindi in itinere se in questa accozzaglia di storie, di divagazioni pseudoscientifiche, pseudoartistiche, pseudofilosofiche e pseudostoriche, nonché di solipsismi autobiografici, vi sia una qualche ragione per continuare la lettura…
Claudiano Sironi